L’interesse Nazionale

In Italia si son da sempre combattute due anime, che costantemente tentano di prendere il controllo: l’anima nazionale e l’anima straniera.
Nella prima metà dell’Ottocento abbiamo la distinzione tra coloro che lottavano per liberare l’Italia e le elite degli stati pre-unitari, asserviti a governi stranieri per il proprio tornaconto personale. Anche tra coloro che fecero l’Italia durante il Risorgimento, non tutti avevano a cuore gli interessi nazionali. Esisteva una fazione piuttosto forte all’interno del governo sabaudo che vedeva nell’Unità Nazionale solo un mezzo per aprire nuovi mercati a istituzioni finanziarie straniere. Da qui tutte le storture ed i problemi del Post-Risorgimento.

Non voglio parlare del Fascismo, visto che qualunque cosa scrivessi servirebbe probabilmente a generare sterili polemiche. Voglio solo ricordare che in quest’epoca nacque l’I.R.I., gruppo industriale che nel 1980, ormai nell’ultima fase della Prima Repubblica, arrivò ad essere un conglomerato industriale con oltre 1000 imprese che dava lavoro a più di 500.000 italiani, classificandosi come la più grande impresa non petrolifera a livello mondiale. L’I.R.I., assieme all’E.N.I. e ad altre imprese a capitale misto, furono in quell’epoca un fulgido esempio di tutela dell’interesse nazionale: davano lavoro a centinaia di migliaia di persone e generavano enormi profitti. Profitti che poi venivano reinvestiti sul territorio nazionale.

Se milioni di italiani hanno oggi accesso ad elettricità, acqua corrente, fogne, telefoni, lo devono al reinvestimento di quei guadagni. Se milioni di italiani hanno potuto risparmiare abbastanza soldi fino a potersi comprare una casa lo devono, direttamente o attraverso l’indotto, agli innumerevoli posti di lavoro creati da tale sistema.
Sì, perché questo è l’interesse nazionale: pensare ai propri concittadini, preoccuparsi che abbiano accesso ai servizi, far sì che abbiano un lavoro ed un tetto sulla testa, far sì che quando si sentano male abbiano un ospedale a portata di mano dove essere aiutati e non debbano farsi due ore di macchina per una visita medica. Tutto il resto, le fanfare, gli inni e le bandiere, sono simboli, da amare e rispettare, ma solo simboli. L’interesse nazionale è l’amore per la propria terra e per la propria gente.

Purtroppo non è sempre semplice difendere l’interesse nazionale: ben lo sanno Adriano Olivetti ed Enrico Mattei, entrambi morti in circostanze misteriose, due punte di diamante dell’industria italiana degli anni ’50 e ’60 che son dovuti sparire per far spazio agli interessi stranieri.
Ed è per questo che negli anni ’80 e ’90 si è fatto spazio un nuovo tipo di manager, l’utile idiota la cui unica funzione è liquidare sotto costo il patrimonio della nazione a favore degli interessi stranieri che, in cambio, gli lasciano rimpinguare il proprio patrimonio personale con le briciole. Briciole miliardarie ma pur sempre briciole.
Ed è per questo che oggi giorno la maggior parte delle banche italiane sono in mano a capitali stranieri, capitali che non hanno nessun legame con il territorio e con la sua gente ed il cui unico scopo è moltiplicarsi a dismisura, fagocitando tutto ciò che incontrano sul proprio cammino.

In quest’ottica è facile spiegare la vicenda della GKN di Campi Bisenzio, l’ennesimo esempio di capitalismo predatorio sovrannazionale: hanno preso i finanziamenti statali. L’idea era che avrebbero investito, creato posti di lavoro, generato indotto. Che avrebbero fatto ripartire, almeno a livello locale, il circolo virtuoso dello sviluppo. Invece hanno preso i soldi ed ora vogliono scappare: cosa li differenzia, a livello morale, da un rapinatore di banche?

Hanno detto che siamo sovranisti. È vero. Hanno detto che il sovranismo significa uscire dall’Unione Europea, uscire dall’Euro, isolarsi dalla comunità internazionale? È falso: essere sovranisti significa stare nelle istituzioni internazionali difendendo gli interessi della propria nazione e della propria gente. Essere sovranisti significa difendere i posti di lavoro della GKN contro le istituzioni finanziarie straniere. Essere sovranisti significa difendere il corriere di Amazon ed il lavoratore di Toscana Aeroporti Handling contro lo strapotere delle imprese straniere. Essere sovranisti significa difendere l’ospedale di Volterra e la pediatria di San Marcello. Essere sovranisti significa, in poche parole, amare al di sopra di tutto la propria terra e la propria gente.