Il mese di settembre è sempre stato tradizionalmente il mese della ripartenza dopo la pausa estiva: il lavoro ricomincia, le scuole riaprono ed anche la politica riprende la propria attività.
Questo settembre è però differente: il nostro paese, come il resto del mondo d’altronde,
viene da un periodo di quasi due anni di pandemia, con i relativi lockdown, zone colorate e quant’altro. La tradizionale ripartenza settembrina viene dunque molto più carica di significati, ricca di una speranza nuova che la vita possa tornare finalmente alla normalità grazie ai vaccini, ma anche parzialmente oscurata dal timore irrazionale (?) che così non sia.
Questo mese ha anche la particolarità di essere, non in tutta Italia ma sicuramente in moltissimi comuni, un periodo di campagna elettorale. Fatto strano, a cui non siamo abituati, visto che le elezioni e tutto quanto le accompagna sono un fenomeno che siamo abituati a vivere in tarda primavera.
Se volessimo riassumere, potremmo dire che questo settembre così particolare non vuole solo simboleggiare la ripresa del normale ciclo a cui siamo abituati ma vuole anche essere un recupero del tempo perduto. Gli eventi si accavallano in rapida successione, con una fretta ed una calca inusitate. Basta, per avere un esempio chiaro e visibile a tutti di questo fenomeno, esaminare gli ultimi mesi da un punto di vista sportivo: abbiamo potuto assistere, senza soluzione di continuità, agli Europei ed alle selezioni per il Campionato Mondiale per quel che riguarda il calcio ed alle Olimpiadi, per contare solo gli eventi di maggiore rilevanza mediatica.
Non c’è da stupirsi: l’essere umano è una creatura decisamente abitudinaria.
Ciò che lascia invece stupiti è l’assenza di aiuto da parte delle istituzioni: da sempre abituate a considerare il cittadino alternativamente come una risorsa da sfruttare o un nemico da cui difendersi, lo stato ed il parastato sono stati presenti durante la pandemia solo per reclamare tasse e balzelli, senza tener conto se non a parole dell’emergenza ed offrendo ristori puramente nominali.
In questo settembre carico di speranze, la situazione non cambia: se gli italiani guardano al futuro con energia ed ottimismo non è grazie alle istituzioni ma malgrado queste.
Prendiamo ad esempio l’ultimo aborto legislativo, oggetto di dibattito già da tempo, ovvero il famigerato green pass: introdotto in buona parte dell’Europa come forma di prevenzione del contagio, è diventato nella sua versione nostrana nient’altro che l’ennesimo onere amministrativo a cui adempiere e da cui difendersi. Come tutto, nel nostro paese risulta poco chiara la natura del provvedimento e non sappiamo, alla fin fine, se si tratta di un qualcosa di provvisorio o dell’ennesima pastoia con cui avremo a che fare nei decenni a venire.
Qualunque sia la risposta a tutti i quesiti che ci affollano la mente in questo settembre così diverso, non ci resta che andare avanti e ripartire.
Dopo tutto, l’inverno sta arrivando.