Di Diego Petrucci
Quando si affronta la questione sanitaria si assiste ad una indistinta richiesta di più soldi, con la convinzione che i problemi e le criticità del sistema sanitario si possano risolvere avendo maggiori fondi a disposizione.
Noi, invece, siamo convinti, che non sia sufficiente spendere più soldi, (perché se si spendono male i 7,5 miliardi di euro che costa il Servizio Sanitario Regionale, se ne spenderebbero male anche 8 o 9 miliardi), ma sia necessario spendere meglio, attraverso una seria programmazione, organizzazione, formazione, ed un diverso governo della sanità.
Sulla base di questa considerazione nelle scorse settimane e mesi ci siamo confrontati con i rappresentanti dei medici, degli infermieri e delle professioni sanitarie ed abbiamo provato ad elaborare una serie di proposte di riforma. La seconda edizione degli Stati Generali della Salute di Fratelli d’Italia ha, quindi, l’obiettivo di discutere con il mondo ampio della Salute Regionale le nostre proposte, traendo ulteriori considerazioni e spunti.
Programmazione
Si può spendere meglio a partire dalla necessità di saper fare una programmazione seria, puntuale e pluriennale, cosa che non avviene nelle aziende sanitarie, sia in termini di costi che di personale.
Il governo regionale attuale del SSR non è in grado di sapere in tempo quanto costa e di quante persone ha bisogno, tanto è vero, quanto è vero che non è definito il fabbisogno regionale e per azienda di medici, infermieri, e professioni sanitarie, così come non sono definite le dotazioni organiche ottimali, e quanti sanitari in dotazione organica siano realmente destinati ad attività assistenziale.
Questo vale anche nel regolare il rapporto tra pubblico e privato. Sgombriamo subito il campo. Noi siamo per la sanità pubblica, ma dobbiamo prendere atto che il pubblico non è in grado di fare tutto e quindi dobbiamo dire che il pubblico deve fare tutto ciò che riesce a fare, delegando al volontariato sociale ed al privato convenzionato tutto il resto. Ma per poter fare questo esercizio in maniera non estemporanea vi è la necessità di una seria programmazione, a partire dalla consapevolezza dei costi e del capitale umano a disposizione (che poi sono due facce della stessa medaglia). E questo rapporto deve essere governato dal pubblico, il quale decide che cosa delegare al privato, partendo dall’assioma che la sanità pubblica è al centro del rapporto.
La capacità di programmazione significa anche e soprattutto saper definire la missione dei singoli ospedali, così da poter definire in maniera consapevole fabbisogno e dotazioni, attraverso una puntuale attribuzione di funzioni ai singoli ospedali: servizi essenziali ovunque, acuti solo in alcuni, centri di eccellenza applicando i criteri di legge vigente. Va stabilita una classificazione seria, che al momento non c’è, tra cronicità, acuti, super specializzazione. In Toscana non vi è niente di tutto questo e si va avanti in maniera estemporanea, a secondo della capacità del singolo di attrarre l’attenzione del sistema, compreso aver assistito a goffi tentativi di duplicazione dei centri di eccellenza, compreso dover prendere atto della moltiplicazione dei primariati anche all’interno dello stesso presidio, prassi questa più che consolidata.
Organizzazione
Al pari di una seria programmazione occorre una adeguata organizzazione, partendo dal regolare il rapporto tra territorio ed ospedale, e specificando che per territorio si debba intendere anche il domicilio, sia in termini di cure, che di diagnostica.
Lo dico chiaramente, quelli che sono definiti accessi impropri al PS, sono, sempre e comunque, una domanda di assistenza alla quale il paziente non trova altra risposta; così come non si può non prendere atto del fatto che un codice rosso ed un paziente che necessiti di due punti di sutura ad un dito hanno lo stesso punto di arrivo.
Ecco quindi che la definizione puntuale dei servizi e della missione delle Case di Comunità sarà una delle sfide più importanti dei prossimi anni, non potendo fare a meno di definire in maniera stringente il ruolo dei medici di medicina generale attraverso una chiara convenzione regionale. Così come sarà necessario mettere in rete queste con le strutture ed i presidi già esistenti sul territorio, avendo la capacità ed il coraggio di saper uscire dagli steccati classici.
Organizzazione significa saper governare i territori anche con formule differenziate. Durante la pandemia le USCA hanno dimostrato come non solo le cure domiciliari, ma anche una diagnostica, anche avanzata, domiciliare, non siano fantascienza. Per questo noi proponiamo la istituzione delle USCA in maniera strutturale per poter rispondere a territori, fasce orarie e popolazione deboli.
Formazione
La formazione e la capacità di inserire i percorsi formativi all’interno del sistema nel suo complesso è una ulteriore sfida che sarà fondamentale nel saper dare le risposte alle criticità attuali.
Per riprendere un esempio già richiamato, le USCA sono state fondamentali nella tenuta del sistema durante il periodo più complicato, eppure si trattava quasi sempre di medici non specializzati e giovanissimi; mettere in rete i percorsi formativi degli Specializzandi servirà a garantire la tenuta del sistema.
A partire dal prevedere periodi formativi obbligatori nei Pronto Soccorso per tutti i medici specializzandi, indipendentemente dall’indirizzo scelto, così da raggiungere due obiettivi preminenti: sopperire alla costante carenza di medici nei Pronto Soccorso individuando figure professionali, quali i medici specializzandi, che possano supportare e affiancare i medici dell’emergenza urgenza ed il restante personale sanitario; e quello di assicurare una reale ed adeguata formazione a tutti i medici specializzandi.
Si evidenzia come tale previsione sia già attuale nella maggior parte degli Stati Occidentali, e, per quanto riguarda l’Italia, nei percorsi formativi delle scuole di infermieristica, mentre non è prevista per la formazione specialistica dei medici.
I Medici in formazione specialistica costituiscono un patrimonio del sistema Sanitario ed il loro impiego nel servizio sanitario – Pronto Soccorso compresi – rappresenta una soluzione che al contempo persegue la necessità di reperire personale e quella di garantire una adeguata formazione dei Medici.
In questo ambito il rapporto con le Università dovrà essere regolato da una interlocuzione fatta con pari dignità, ribadendo che la rete formativa deve necessariamente confrontarsi con il mondo del lavoro, anche e soprattutto in questo ambito.
Governo della Sanità
Da ultimo riteniamo che debba essere riformato il Governo della sanità passando da un organismo monocratico – che non ha eguali nel nostro sistema statale – ad un organismo collegiale composto da direttore generale, sanitario ed amministrativo, dove il DG sia un primus inter pares; così superando, anche da un punto di vista di approccio culturale, l’idea “dell’uomo solo al comando”.
Al pari riteniamo necessario, sulla base di quanto successo in questi anni, dove troppo spesso le carriere professionali si sono definite non soltanto in base a merito e competenza ma in base alla capacità di saper tenere rapporti con la politica, istituire una commissione di vigilanza sulle nomine in sanità.
Diego Petrucci