Che fine hanno fatto i fondi destinati alle quote sanitarie?

Poco più di due mesi fa l’assessore Spinelli riferiva in Commissione Sanità che dei 206 milioni di euro stanziati per RSA e centri diurni nel 2022 ne erano stati spesi circa il 64%. Da qui, prima in Commissione, poi in Consiglio regionale, è stata votata una proposta di risoluzione per ridistribuire le quote sanitarie non versate sempre in favore del servizio di residenza assistita. A questo punto viene da domandarci che fine abbiano fatto questi fondi e a quanto ammontano. Non vorremmo che siano stati inghiottiti nella voragine del buco di bilancio. Per questo presenteremo una interrogazione alla Giunta Giani.

A tutto ciò si somma il totale disinteresse con cui la sinistra toscana ha affrontato il tema dell’assistenza residenziale. Ed è testimoniato dal fatto che in 11 anni la quota sanitaria sia stata aumentata soltanto adesso e di appena 68 centesimi. Questa è una presa in giro per i gestori del servizio e, soprattutto, per le famiglie di anziani e ammalati che usufruiscono delle Rsa. Gli interventi della Giunta a fine gennaio sono ridicoli e lontanissimi da poter dare risposte a cittadini, lavoratori e imprenditori.
Siamo fortemente preoccupati per la tenuta di un servizio fondamentale come quello delle Residenze sanitarie assistite. Un servizio che sta acquisendo sempre più importanza in relazione al costante invecchiamento della popolazione. Oggi cooperative e aziende minacciano di alzare le rette alle famiglie e sono praticamente costrette a farlo. Si rischia, davvero, che possa esplodere una bomba sociale difficile da gestire perché gli aumenti saranno intorno ai 200 euro al mese. Che fine faranno i nostri anziani non autosufficienti?
Alla luce di tutto questo occorre far luce quanto prima sull’effettiva erogazione delle quote sanitarie nel 2022. Se fossero finite nel caos delle finanze regionali, saremmo di fronte all’ennesima imbarazzante dimostrazione che questa Giunta ha fallito.

Inoltre occorre fare chiarezza su ruolo e funzioni delle RSA nel nostro sistema sanitario. Valutando anche se fosse opportuno prevedere una differenziazione tra le strutture, o per moduli all’interno delle stesse strutture.