La rigenerazione è, a mio giudizio, la sfida più importante del nostro tempo. Viviamo in mondo ricoperto da macerie, sia materiali, che umane, che sociali; milioni di metri cubi di monumenti di pregio incalcolabile, siti archeologici preziosi, palazzi, chiese, parchi, ma anche oliveti, terreni agricoli, e poi quartieri, sistemi sociali, uomini e donne, sono ridotti in macerie in quantità impressionante. Per tutto questo, appunto, la sfida più bella è quella di avviare processi di rigenerazione attraverso i quali si sappia restituire alla vita luoghi e persone, magari attraverso attività come l’arte, la cultura, il teatro!
Ecco ritengo che il Festival Internazionale del Teatro Romano di Volterra – al di là e al di sopra di tutto ciò che rappresenta da un punto di vista artistico, teatrale e culturale, temi rispetto ai quali sicuramente altri meglio di me potranno dare giudizi migliori e più appropriati – sia una meravigliosa opera di rigenerazione di un luogo prezioso, quale il Teatro Romano di Volterra è! Un sito che senza il Festival sarebbe, al pari di tanti altri siti archeologici, nella migliore delle ipotesi un qualcosa da vedere e che, invece, con il Festival diviene un luogo da vivere, anzi un luogo che vive, un ambiente strepitoso denso di storia e di storie e quindi di emozioni e suggestioni che nelle sere e nelle notti del festival si rigenera e torna alla vita. Entrare nel Festival e attraverso il Festival nel Teatro è un privilegio, purtroppo abbastanza raro, del quale dobbiamo ringraziare il direttore Simone Migliorini che per oltre venti anni ha portato avanti questa straordinaria opera.