Alcuni fatti e alcune cifre sulla situazione in Tibet
Nel 1959, dopo anni di lenta penetrazione, l’Esercito Popolare Cinese di Mao occupò il Tibet: un’occupazione che si volle far passare come “liberazione”, ma che in realtà è stata condotta con un’estrema violenza fisica e morale nei confronti del pacifico popolo tibetano, al solo scopo di annettersi un territorio di importanza strategica.
E ancora oggi, spesso sotto gli occhi di una comunità internazionale colpevolmente incapace di imporre soluzioni che vadano incontro alla domanda di libertà e di rispetto dei diritti e della dignità del popolo tibetano, il regime comunista cinese continua a perseguire la sua politica imperialista.
Ecco alcuni dei fatti più inquietanti che contraddistinguono l’ormai cinquantennale storia di sofferenza del popolo tibetano:
▪ Un milione e duecentomila tibetani (un quinto della popolazione) sono morti come risultato dell’occupazione cinese.
▪ Migliaia di prigionieri religiosi e politici vengono detenuti in prigioni e in campi di lavoro forzato (i famigerati laogai), dove la tortura è pratica comune.
▪ Più di seimila monasteri, templi ed edifici storici sono stati razziati e rasi al suolo, e le loro antiche e insostituibili opere d’arte e i tesori della letteratura sono stati distrutti o venduti dai cinesi, durante le “riforme democratiche” prima del 1966, e il rimanente durante la Rivoluzione Culturale.
▪ Le donne tibetane sono soggette a sterilizzazione forzata e a procurati aborti.
▪ Il Tibet, un tempo pacifico stato cuscinetto tra l’India e la Cina, è stato trasformato in una vasta base militare, che ospita non meno di 500.000 soldati cinesi, e un quarto della forza missilistica nucleare cinese, valutata complessivamente in 550 testate nucleari.
▪ La Cina in Tibet proibisce l’insegnamento e lo studio del Buddhismo: l’odierna apparenza di libertà religiosa è stata inaugurata unicamente per fini di propaganda, ma in realtà i monaci e le monache continuano a essere espulsi dai monasteri.
▪ L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato tre Risoluzioni di Condanna alla Cina, per “violazioni dei fondamentali diritti umani del popolo tibetano” e ha invitato infinite la Cina a rispettare i diritti del popolo tibetano, incluso il proprio diritto alla auto-determinazione. Naturalmente invano. Le autorità cinesi in Tibet continuano a praticare la discriminazione e la segregazione ufficialmente e apertamente.